James Webb, il più grande telescopio mai costruito, è partito: ecco come trasformerà l’astrofisica

James Webb, il più grande telescopio mai costruito, è partito: ecco come trasformerà l’astrofisica

James Webb, il più grande telescopio mai costruito, è partito: ecco come trasformerà l’astrofisica


di Emilio Cozzi

Appena dato il via al progetto, sul fronte Nasa, si è verificato quello che era facile prevedere: un significativo aumento dei costi. Si stava rivelando tutto molto più difficile del previsto e, nel 2009, la nuova programmazione Nasa stimava il costo a 5 miliardi con una data di lancio nel 2014. Purtroppo si era solo all’inizio di una lunga storia di ritardi, conditi da aumenti di costo significativi. A novembre 2011, il Congresso confermava il progetto con un costo totale di 8 miliardi. A maggio 2021, secondo le stime dello Us Government Accountability Office (GAO), il prezzo era salito a 9,7 miliardi, praticamente il doppio rispetto alle stime del 2009, con la data di lancio ritardata di sette anni”.

Il Jwst di fronte alla porta della Camera A, un’enorme stanza in cui viene praticato il vuoto e dove si conducono test a bassissima temperatura (foto: Nasa/Esa)

A proposito di Hubble, adesso che ne sarà?

“Continuerà le operazioni finché i suoi sistemi reggeranno: in orbita dal 1990, sono una tecnologia di fine anni 70. Hubble è un telescopio che ha dato moltissimo all’astronomia e che continua a essere richiestissimo. Sono sicura che, utilizzato in sinergia con James Webb Space Telescope, (Hubble nel visibile e James Webb nell’infrarosso), non smetterà di stupirci”. 

Tornando ai costi, James Webb Space Telescope è la singola struttura spaziale esclusivamente scientifica più costosa mai costruita: fra i 10 e i 12 miliardi di dollari. Che cosa risponde a chi, scettico, lamenta un prezzo così importante?

“Sono certa che le tecnologie sviluppate per realizzare Jwst saranno utili in altri settori, ai quali magari non si era pensato. La tecnologia degli specchi a incidenza radente, che è stata sviluppata per le grandi missioni di astronomia X, adesso è utilizzata per stampare chip ultra compatti e ultra performanti. Quando Riccardo Giacconi, premio Nobel per la fisica nel 2002, progettò il primo specchio capace di focalizzare i raggi X non pensava certo ai chip dell’elettronica. 

Oltre all’utilità, sulla quale non ho dubbi, c’è l’avanzamento della conoscenza. Chi non si pone domande sull’origine dell’Universo, oppure sulla possibilità che pianeti extrasolari simili alla Terra possano ospitare la vita? Ne sono sicura: James Webb darà delle risposte”.   



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www.wired.it
2021-12-25 13:17:41

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